Tendinopatia achillea

Tendinopatia achillea: quadri clinici e innovazioni terapeutiche

Le patologie che colpiscono il sistema muscolo-scheletrico rappresentano una delle principali cause di disabilità funzionale nella popolazione attiva. Tra queste, le affezioni tendinee costituiscono un problema clinico rilevante, con un’incidenza in costante aumento negli ultimi decenni. La tendinopatia achillea si configura come una delle più comuni sindromi da sovraccarico, interessando sia atleti professionisti che individui sedentari. La biomeccanica alterata, i microtraumi ripetuti e fattori intrinseci metabolici contribuiscono all’instaurarsi di un processo infiammatorio cronico che modifica la struttura e la funzionalità del tendine. L’approccio diagnostico e terapeutico richiede una valutazione multidisciplinare per garantire risultati efficaci e duraturi.

Tendinopatia achillea: cause, sintomi e diagnosi

La tendinopatia achillea rappresenta una condizione patologica caratterizzata dalla degenerazione del tendine d’Achille, la struttura tendinea più robusta del corpo umano. Questa patologia si sviluppa quando il tendine subisce microtraumi ripetuti senza adeguato tempo di recupero, portando a un progressivo deterioramento della sua struttura.

Le cause principali includono il sovraccarico funzionale dovuto ad attività sportive intense, specialmente corsa e sport con salti, alterazioni biomeccaniche del piede come iperpronazione, calzature inadeguate e rigidità muscolare del tricipite surale.

Fattori predisponenti comprendono l’età avanzata, dato che con gli anni il tendine perde elasticità e capacità rigenerativa, predisposizione genetica, patologie metaboliche come diabete e dislipidemie, e l’uso di alcuni farmaci come i fluorochinoloni. A differenza della tendinopatia rotulea, che colpisce il tendine rotuleo e si manifesta principalmente negli sport con frequenti salti, la tendinopatia achillea interessa prevalentemente podisti e corridori.

I sintomi tipici includono dolore che insorge gradualmente, localizzato 2-6 cm sopra l’inserzione calcaneare, rigidità mattutina che migliora con il movimento, gonfiore locale e possibile ispessimento nodulare palpabile. Nelle fasi avanzate, si avverte dolore anche a riposo e si possono percepire crepitii durante il movimento.

La diagnosi si basa sull’esame obiettivo con test specifici come la palpazione e il test di Thompson, supportata da tecniche di imaging. L’ecografia rappresenta l’esame di prima scelta per visualizzare alterazioni strutturali, ispessimento e neovascolarizzazione. La risonanza magnetica è riservata ai casi complessi o quando si sospettano lesioni parziali. La tendinopatia achillea richiede una diagnosi tempestiva per evitare la progressione verso forme croniche difficilmente trattabili.

Caratteristiche cliniche distintive

La tendinopatia achillea inserzionale costituisce una variante specifica che interessa il punto di ancoraggio del tendine sul calcagno. Questa forma rappresenta circa il 20-25% di tutte le tendinopatie achillee e presenta caratteristiche cliniche che la distinguono nettamente dalla forma non-inserzionale (o medio-tendinea).

A livello anatomopatologico, la tendinopatia inserzionale si caratterizza per la presenza di calcificazioni intratendinee, metaplasia fibrocartilaginea e frequente associazione con deformità di Haglund, una prominenza ossea postero-superiore del calcagno che crea un conflitto meccanico. Il quadro clinico è dominato da dolore localizzato precisamente all’inserzione calcaneare, spesso bilaterale e tipicamente esacerbato dall’uso di calzature con contrafforti rigidi. A differenza della forma non-inserzionale, il dolore tende a essere presente anche a riposo e peggiora con la compressione diretta.

La palpazione rivela dolorabilità ben circoscritta alla zona di inserzione, frequente tumefazione locale e talvolta una palpabile prominenza ossea posteriore. All’esame obiettivo è possibile evidenziare una limitazione della dorsiflessione della caviglia e dolorabilità all’estensione passiva del primo dito del piede (test di Windlass positivo).

L’imaging mostra caratteristiche distintive: l’ecografia evidenzia ispessimento e disomogeneità dell’entesi con possibili calcificazioni, mentre la risonanza magnetica rileva edema osseo subcorticale e alterazioni del segnale tendineo. Differentemente dalla trocanterite, che colpisce l’inserzione dei tendini glutei sul grande trocantere femorale, la tendinopatia achillea inserzionale interessa l’entesi calcaneare. Il profilo del paziente tipico è diverso: colpisce prevalentemente soggetti sedentari di mezza età, è spesso associata a sovrappeso e artropatie infiammatorie, e mostra una maggiore resistenza ai trattamenti conservativi rispetto alla forma non-inserzionale.

 

Tendinopatia inserzionale achillea: tecniche terapeutiche innovative

Il trattamento della tendinopatia inserzionale achillea ha conosciuto importanti avanzamenti negli ultimi anni, con l’introduzione di tecniche che migliorano significativamente gli esiti clinici. L’approccio terapeutico moderno si basa su un percorso multidisciplinare che integra trattamenti conservativi, minimamente invasivi e, solo in casi selezionati, chirurgici.

La terapia conservativa di prima linea include programmi riabilitativi strutturati con esercizi eccentrici modificati rispetto alla forma non-inserzionale, terapia manuale specifica e ortesi plantari personalizzate per correggere alterazioni biomeccaniche. Tra le tecniche fisioterapiche innovative emergono la terapia con onde d’urto focali, che ha mostrato efficacia nel ridurre il dolore e migliorare la funzionalità in studi controllati, e la diatermia a radiofrequenza che favorisce i processi riparativi tendinei.

Nel campo delle terapie biologiche rigenerative, le infiltrazioni eco-guidate con plasma ricco di piastrine (PRP) rappresentano un’opzione terapeutica promettente. Questa tecnica, ampiamente utilizzata nelle infiltrazioni piastrine ginocchio, è adattata specificamente per la sede inserzionale achillea, con protocolli che prevedono iniezioni mirate nella zona di entesi sotto guida ecografica. Altre metodiche innovative includono la proloterapia con soluzioni ipertoniche, le infiltrazioni con acido ialuronico ad alto peso molecolare e, in casi selezionati, le cellule mesenchimali autologhe. Recenti studi hanno documentato risultati incoraggianti con l’utilizzo di radiofrequenza pulsata per la modulazione del dolore.

Per i casi refrattari alla terapia conservativa, le tecniche chirurgiche mini-invasive prevedono la decompressione endoscopica dell’entesi, la calcaneoplastica per la rimozione della deformità di Haglund e il debridement tendineo mediante tenotomia percutanea. L’approccio tradizionale open è riservato ai casi più complessi o con lesioni tendinee estese. La tendinopatia achillea inserzionale beneficia oggi di questo approccio multimodale che, se correttamente implementato, consente un ritorno all’attività fisica nella maggioranza dei pazienti, limitando la necessità di interventi chirurgici invasivi.